
Cipriano (Cipi) Celio
02.02.1940
02.02.1940
Una «stella» del passato Cipriano, il primo allenatore di Manuele Celio

Molti anni fa, quando la Valascia era ancora una pista scoperta e quando per recarsi ad Ambri ci voleva il suo tempo e - tutto sommato - era meglio andarci in treno, il tifo era semplice e spontaneo, spesso le grida di incita mento erano isolate, così come gli insulti all’indirizzo dell’arbitro, lanciati magari appositamente in un momento di silenzio per raccogliere l’approvazione della platea. In coro si gridava soltanto «goool» oppure si scandiva «Ambri, Ambri» fin quando il contro piede della squadra avversaria non smorzava di colpo la voce degli spettatori. E si riconoscevano le voci femminili che invariabilmente, su un registro altissimo, gridavano «Cipi» (per via delle «i») e, su un tono più basso, «Dido» (per via della «o»), incoraggiando i due fratelli Celio che andavano all’assalto della porta dello Zurigo, del Berna o del Villars per cercare di battere i vari Heinzer, Kiener e Rigolet. Erano gli anni ruggenti dell’Ambrì che aveva reso popolare l’hockey su ghiaccio dal San Gottardo fino a Chiasso. Cipriano «Cipi» Celio, classe 1940, e Guido «Dido» Celio (1943) erano un po’ la bandiera dell’Ambrì (e dell'hockey ticinese) che sfidava le grandi squadre d'oltralpe conquistando le simpatie di un pubblico sempre più vasto. Cipriano Celio ricorda con un po’ di nostalgia quei tempi ancora un po’ pionieristici del- l’hockey, anche se ammette che vorrebbe avere vent’anni di meno per poter giocare oggi, in un campionato dal livello tecnico, tattico e atletico decisamente impensabile a quei tempi.
Cipriano, che ha smesso di giocare nella prima squadra dell’Ambrì nel 1974, dopo 15 stagioni quale titolare, ricorda che un tempo l’unico allena mento estivo consisteva nell’andare a falciare l’erba anche in zone impervie, e in altri lavori manuali che bisognava fare prima di ottenere il permesso
di recarsi alla Valascia - d’inverno - per giocare con i compagni di scuola. Cipriano Celio venne catapultato giovanissimo in prima squadra e giocò ancora insieme al Canadese Bob Kelly e a Bixio Celio. «Kelly era un gran giocatore, ma non un allenatore: ci faceva fare un paio di giri di pista,
poi si cominciava a giocare. Il primo vero e proprio allenatore-giocatore fu il Cino-Canadese Larry Kwong, che insegnò ai giocatori come affrontare determinate situazioni che si presentavano durante le partite e che suggerì a qualcuno di noi alcune cose importanti riguardo alla tecnica personale.»
Poi vennero chiuse le frontiere ai giocatori stranieri che per dieci anni non poterono militare nelle squadre svizzere. «Egoisticamente devo dire - afferma Cipriano Celio - che furono anni bellissimi in DN A: giocavano esclusivamente per il piacere di giocare, cercando di approfittare dei consigli
degli allenatori che si avvicendavano alla panchina del- l'Ambrì».
Cipriano, che fece il suo esordio nella seconda squadra biancoblu a 12 anni (allora non c’era il campionato juniori), si ricorda ancora del suo primo «vero» ingaggio: «Giocavamo contro il Seewen ed avevo di fronte Reto Tratschin che divenne poi presidente della Federazione di hockey svizzera.
Ero così piccolo che attraverso le sue gambe vedevo la porta avversaria.» Forse anche per questo Cipriano ha sempre avuto il fiuto del gol, pur essendo piuttosto un rifinitore. Di solito a mettere i dischi in fondo alla rete ci pensava Arturino Baldi che completava la linea d’attacco dei giovani:
Guido Celio era l’abilissimo costruttore, con il suo pattinaggio elegante e le finte, Cipriano aveva con lui un’intesa perfetta e Arturino metteva a buon frutto la sua grande facilità e freddezza nelle conclusioni. Questo terzetto realizzò tre delle cinque reti nella finale di Coppa svizzera del 1962,
quando l’Ambrì batté il famoso Villars di Madame Potin per 5:3 dopo essersi trovato in svantaggio per 0:3! Fu una stagione memorabile per Cipriano che ricorda in modo parti colare la semifinale vinta al Dolder contro lo Zurigo: «Lavoravo oltre San Gottardo e alcuni amici dell’Ambrì vennero
a prendermi per accompagnarmi a Zurigo con l’automobile. Ebbi il tempo per leggere un giornale nel quale si dava ormai per scontata una finale fra Zurigo e Villars, quest’ultimo già qualificato per la finale. Mi arrabbiai moltissimo per la scarsa considerazione che avevano di noi i cronisti d’oltralpe
e diedi il massimo in quella partita. E grazie anche a una grande serata del portiere Danilo Morandi uscimmo vincitori dal Dolder.» L’Ambrì si impose per 3:2 e Ciprino realizzò la prima e l’ultima rete dei Leventinesi in una gara palpitante e indecisa fino all’ultimo. Prima di concludere la sua carriera
in DNA, Cipriano ebbe ancora l’occasione di giocare insieme ad Andy Bathgate, il primo grande campione della NHL giunto in Svizzera, nel 1971. Tre anni dopo, per il progressivo aumento del ritmo di gioco, gli allenamenti sempre più intensi e frequenti, nonché gli impegni di lavoro e con la famiglia,
Cipriano decise di smettere dopo 15 stagioni con la prima squadra. Una volta lo premiarono perché aveva giocato 150 incontri consecutivamente in campionato senza saltarne uno (!), ma non sa dire, Cipriano, quante partite abbia giocato complessivamente con l’Ambrì, né quante reti abbia segnato
nei campionati di DN A e DN B. Giocò anche un paio di partite in nazionale, ma è una pagina questa che non ricorda con piacere per via degli strani criteri di selezione in vigore a quei tempi nella squadra rossocrociata. Se smise di giocare con l’Ambrì (poi continuò per un paio d’anni nelle leghe inferiori
con l’Airolo, insieme agli ex compagni biancoblu) fu anche perché senza il fratello Guido, che aveva cessato prima di lui, era diventato difficile trovare i compagni con cui dialogare sul ghiaccio. Tuttavia Cipriano è sempre rimasto attivo in seno all’Ambrì: «Se vuoi smettere di giocare gli aveva detto in
tono perentorio il compianto Bixio Celio, l’uomo (e il giocatore) forse più importante nella storia dell’Ambrì - allora devi occuparti del settore giovanile.» E «Cipi» accettò. Dal 1974 si occupa in interrottamente dei ragazzi biancoblu, come del resto altri ex giocatori, da Guido Celio a Fiorio Celio a
Zamberlani, per non citarne che alcuni, Cipriano si occupa dei novizi e qualche anno fa ebbe per le mani una «covata» eccezionale, con Peter Jaks, Brenno e Filippo Celio e naturalmente Manuele, suo figlio. Ora sembra sia in arrivo un’altra «covata» molto promettente, con gli altri figli d’arte
del clan dei Celio, i successori di Guido, Cipriano e Numa, l’ex giocatore e presidente biancoblu.
Alcide Bernasconi